Sottoposte a questo tipo di pensieri sono ovviamente loro, le nostre "vip" preferite, che spesso con le loro scelte dividono i loro fan e l'opinione pubblica in due categorie, quelli favorevoli e quelli contrari.
Bando ai preamboli e alle ciance vi lascio alla piacevole lettura.
Trilly."
In tutta sincerità devo confessare che sono una
persona poco avvezza al cambiamento. Nella vita ho sempre cercato certezze,
credendo fortemente nella massima: “non lasciare mai la via vecchia per quella
nuova, perché non puoi sapere cosa ti troverai davanti”. Il cambiamento può
spaventare perché, soprattutto se non voluto, rappresenta una variabile capace
di rendere imprevedibile il futuro nella sua immediatezza. E' innegabile però
che nella maggior parte dei casi esso, traumatico o impercettibile che sia, giunge
al fine di migliorare situazioni che interferiscono con il normale e sereno
scorrere della vita.Per questo è logico apportare
modifiche al proprio stile di vita, alla propria casa, al modo di approcciarsi
a cose e persone, o anche al lavoro (se e quando c'è). Cambiare se stessi
insomma, dentro e fuori letteralmente: a volte basta un'acconciatura diversa,
un vestito nuovo o un trucco particolare e ricercato, altre volte invece si
sente la necessità di intervenire più drasticamente facendo ricorso alla
chirurgia estetica.
Sono sempre stata dell'idea che il benessere fisico di una
persona passi necessariamente da quello psichico, e il benessere psichico ,a
sua volta, non può prescindere dall'accettazione di sé. Migliorarsi avendo
questo come scopo non solo è lecito ma è giusto, ed è in quest'ottica che non
ho mai demonizzato la chirurgia estetica, pur apprezzando infinitamente di più
le persone che imparano ad amarsi per quello che sono, e che accettano con
garbo e gran dignità i segni che il tempo lascia sui loro corpi. Sbaglierò ma
ne faccio una questione di categoria, mi spiego: una donna (o un uomo)
qualunque, che conduce una vita qualunque e che fa un lavoro qualunque, se
smette di piacersi, potrebbe cercare di lavorare un po' più sulla propria
autostima e il rispetto di sé, prima di
pensare di prestare il corpo al bisturi. Quelli che invece lavorano nel
mondo dello spettacolo, in tutte le sue declinazioni, sono più giustificabili
perché l'aspetto esteriore conta per loro tanto quanto il talento, è a tutti
gli effetti un investimento, e quindi comprensibilmente cercano di preservarlo
il più a lungo possibile.
La cosa che proprio non accetto però è la mancanza di misura.
Continuare a ritoccarsi anche quando è palesemente superfluo non ha niente a
che vedere con lo stare bene con se stessi, è ossessione, mania, incapacità di
riconoscere la realtà per quella che è: quindi esattamente l'opposto del benessere!
Vedere Renèè Zellweger completamente trasformata, col volto orrendamente
deturpato dai tanti, troppi, interventi chirurgici mi ha fatto rabbrividire,
non solo perché è da sempre una delle mie attrici preferite. Sorvolando sul
fatto che ha commesso lo stesso sciocco errore di molte altre sue colleghe,
quello cioè di non rendersi conto che intervenire così pesantemente sul viso ne
pregiudica l'elasticità, e quindi la mobilità rendendolo praticamente
inespressivo (e come fa una persona a considerasi un attore se non è in grado
di cambiare espressione?). Quello che più mi ha lasciato interdetta, e
soprattutto mi ha delusa, è stato constatare che colei che per il mondo intero
era la faccia dell'eroina più meravigliosamente imperfetta del cinema (e della
letteratura prima) ne ha tradito lo spirito.
Bridget Jones è una donna che non si piace, che fa di tutto
per cambiare senza ottenere risultati e che alla fine impara ad amarsi perché
incontra un uomo che la ama a sua volta per come è, difetti compresi. E'
l'incarnazione letteraria di tutte le donne “normali”, ne rappresenta il
riscatto, perché ha dimostrato a tutte loro che per sentirsi ed essere ritenute
belle, un corpo perfetto non è un requisito fondamentale... a tutte meno che
alla sua interprete cinematografica evidentemente.
R.G.